Mulino Corona
E’ uno dei pochi mulini ad acqua esistenti lungo il corso del fiume Biferno che non è stato trasformato in centrale idroelettrica. Una pietra decorata porta incisa la data di costruzione del 1872, ma il mulino è molto più antico come risulta dagli atti notarili depositati presso l’Archivio di Stato di Campobasso. Il funzionamento era assicurato da una portata costate di acqua proveniente dal fiume Biferno, che attraverso un canale adduttore detto “ru camine”, veniva convogliata in una vasca di carico, posta a monte del mulino, detta la “fota” o rifolta. Da questa vasca partono tre canali in forte pendenza in cui veniva incanalata l’acqua che con violenza batteva contro i “ritrecini”, ossia delle vere e proprie turbine, in modo da azionare la soprastante macina. Questa è costituita da due pietre cicolari (mole), di cui una fissata al pavimento e l’altra, sovrapposta alla precedente, che ruota va secondo il moto impostogli dalla turbina. Le granaglie quindi venivano versate nella tramoggia che , a sua volta, le introduceva tra le due mole in modo che dallo sfregamento delle due pietre sovrapposte si produceva la farina grezza. Sono ancora presenti 3 macine, di cui una veniva sata per il mais, una per il grano e una per avena e orzo. All’interno del mulino si trovano i pochi resti di un’altra macchina idraulica molto importante: la gualchiera. Questa è un’atica macchina in legno costituita da grossi magli battenti e serviva prevalentemente a battere il “pannolana” (antico tessuto) per conferigli una consistenza più morbida.

Ultimo aggiornamento
28 Marzo 2023, 09:32